“Quella solitudine immensa d’amarti solo io”
Parla di un amore precario, mancante di equilibrio.
C’è qualcuno che ama di più accanto e qualcuno ama di meno.
Ma mi piace interpretarla come un grido di dolore che la PARTECIPAZIONE rivolge alla RESPONSABILITA’ CIVICA.
“Il modo tuo d’amare è lasciare che io ti ami.
Il sì con cui ti abbandoni è il silenzio.
…
Non debba mai scoprire … quella solitudine immensa d’amarti solo io.”
“La voce a te dovuta” è una poesia di Pedro Salinas
Responsabilità e Partecipazione civica non sono la stessa cosa.
Responsabilità è un sentire.
Partecipazione è un agire.
Sentire non implica automaticamente agire.
Troppo spesso rimaniamo immobili, impauriti, poiché agire significa esporsi, impegnarsi, fare sacrifici.
L’immobilità ci porta ad aspettare che siano gli altri a prepararci la pappa pronta.
Chiediamo, pretendiamo che sia qualcun altro ad occuparsi di tutto, poiché siamo convinti che “amarlo” e stimarlo sia sufficiente ad alimentare questo amore.
Partecipazione = Impegno + sacrificio!
Parole potenti: valgono tanto poiché il prezzo da pagare è altissimo.
Ma la legge dell’economia, che vale quasi per tutto, ci insegna che al calare dell’offerta il prezzo aumenta, viceversa se aumenta l’offerta e cala la domanda il prezzo scende.
Questo assioma è valido anche per la partecipazione civica (e politica): se agiamo tutti insieme, impegno e sacrifici saranno equamente suddivisi, l’offerta di impegno aumenterà e il prezzo da pagare (sacrificio) sarà più sostenibile.
Del perché ciò non accada non è un mistero, ha molto a che fare con paura e spirito di conservazione.
E’ il sintomo del declino e della decadenza dei nostri tempi.
Ciò che dico non è vangelo, non offro soluzioni, è un punto di vista personale, avvalorato dai dati, che spero possa diventare uno spunto di riflessione.
Non è più tempo di aspettare di essere solamente “amati” e nutriti.
Non è più tempo di delegare agli altri il nutrimento alla partecipazione civica.
Per “partecipare” non servono violenza verbale, sommosse e mobilitazioni; serve accorgersi che è giunta l’ora, affinché non sia troppo tardi, di agire, di informarsi per sentirsi più preparati e consapevoli…
Perché, di questo ne sono certa, la paura si nutre di ignoranza ed immobilità, e se le togliamo di che “vivere” non le resterà che scomparire.
Domare la paura è la più grande virtù dei saggi.
Rancuremose.