
Da anni mi interrogo su quanto il potere influenzi le nostre vite, sia che lo esercitiamo sia che lo subiamo.
Sono arrivata alla conclusione che tre sono le cose che fanno girare il mondo: il potere, il denaro ed il sesso.
Prima di iniziare uno dei miei soliti arzigogolati ragionamenti, mi va di raccontarvi una storiella, un po’ lunghetta ve lo dico già, ma che sarà propedeutica ad un altrettanto fastidioso ragionamento.
Sono un’amante delle vecchie serie tv, una di queste è “Uccelli di Rovo”.
Ve lo ricordate Padre Ralph?
Era bello, un po’ troppo, tanto da diventare l’oscuro oggetto del desiderio di troppe, molte parrocchiane e telespettatrici.
Ebbene il nostro giovane Ralph è un prete irlandese di umili origini mandato in “missione” in Australia.
Per buona parte della storia, riesce a resistere alle tentazioni della carne, ma ciò a cui non sa resistere è il potere.
Perché la maledizione di Padre Ralph è proprio il potere che esercita attraverso la sua bellezza.
La storia racconta di quanto Mary Carson desiderasse il prete bello, tanto da offrirglisi ripetutamente senza pudore.
Lo tentò in tutti i modi: con i piaceri della carne e con i soldi.
Ma l’integerrimo Padre Ralph non cedette mai alle sue profferte amorose. Ah dimenticavo di precisare che Mary Carson era un’anziana e ricca ereditiera, abituata ad ottenere tutto quanto desiderasse in virtù del potere conferitole dal capitale. Il rifiuto non era contemplato nel suo vocabolario.
Perché Padre Ralph non cedette a Mary Carson?
Forse perché era segretamente tormentato dal desiderio per la giovane e selvatica bellezza di Maggie Cleary? Che tra l’altro era la nipote e legittima erede della vecchia arpia.
Forse perché congiungersi con una persona matura quale era Mary Carson non lo attirava granché?
Forse perché la sua vocazione era forte e salda?
O forse sotto sotto c’era dell’altro?
Si c’era dell’altro e non si celava sotto le lenzuola.
E Mary Carson nella sua infinita e diabolica esperienza l’aveva capito.
Mary aveva riconosciuto in Ralph una caratteristica che li accomunava: l’ambizione e la sete di potere
Ma se Mary Carson non aveva mai fatto mistero di anelare al potere come si anela dell’aria, Padre Ralph combatteva ogni giorno con questo oscuro desiderio che lo consumava, nascondendolo sotto un lenzuolo troppo corto che si ostinava a chiamare “vocazione”.
Chi ha il potere lo esercita, talvolta attraverso la manipolazione, e questo Mary Carson lo sapeva fare benissimo.
Lo fece anche sul letto di morte, con un diabolico testamento degno di Satana allorquando tentò Gesù nel deserto.
Perché Mary era certa che Padre Ralph non avrebbe saputo resistere a quel tipo di tentazione. Ne era certa, Ralph era tale e quale a lei.
Il testamento prometteva di lasciare tutti i suoi averi alla diocesi di Sidney ma a due condizioni.
La prima condizione era che solo Padre Ralph poteva accettare l’eredità. E la diocesi non poteva permettersi di perdere tutto quel ben di dio.
La seconda condizione era che Padre Ralph venisse elevato alla carica di Vescovo, aprendogli quindi le porte ad un futuro cardinalizio e quindi al Vaticano.
Così, la subdola Mary, anche in punto di morte tentava Ralph offrendogli qualcosa di irrinunciabile: il potere!
Al contempo privava la bella ma povera Maggie di una ricchezza che le sarebbe spettata per diritto di sangue.
Mary Carson aveva fatto bene i suoi conti, conti diabolici come solo il potere insegna a fare.
Se da una parte offriva al giovane e ambizioso Ralph quello che desiderava di più al mondo: il potere, dall’altra puniva Maggie colpevole di essere giovane, bella ed irresistibile agli occhi del prete.
Ardua sembrerebbe la scelta a cui Ralph veniva chiamato.
Ma come tutti gli ambiziosi, quelli furbi, basò la sua scelta sulle priorità. Le sue priorità.
Per un po’ si stracciò le vesti, doveva pur far finta di essere tormentato per salvare la faccia!
Ma alla fine accettò la via del potere. Avrebbe rinunciato alla stima e all’amore di Maggie, in cambio di una tonaca più sontuosa.
La ricchezza esentasse sarebbe stata un piacevole effetto collaterale.
Acquisito il potere, morta la vecchia, poté finalmente concentrarsi sulla sua bella!
Perché alla fine si sa: Chi vince piglia tutto… forse!
Accadde al momento giusto, perché la capacità di cogliere l’attimo è una caratteristica indispensabile di chi sa mantenere il potere.
Maggie era da tempo vittima di un marito violento, madre di una figlia indesiderata, succube di una vita piena di spine.
Un destino a cui lo stesso Ralph, ormai vescovo, l’aveva condannata privandola della ricchezza.
Quello con Maggie fu un incontro di breve durata, ma soddisfacente per entrambi. Ralph lo aveva programmato tatticamente, poco prima di partire per Roma in veste di cardinale. Una “promozione” che l’avrebbe tenuto lontano logisticamente e dalle tentazioni della carne.
Della serie “Cavemose ea spissa”, come si dice dalle nostre parti!
Ralph, in cambio di quei giorni d’amore, fu generoso con Maggie.
La nominò amministratrice di quell’immensa tenuta e ricchezza che a suo tempo le aveva rubato da sotto il naso
Le donò un figlio, senza sapere di averlo fatto.
E proprio quel figlio fu il prezzo da pagare per il potere.
Un figlio adorato dalla madre, che contro la volontà di quest’ultima, decise di farsi prete per seguire le orme del cardinale che tanto ammirava.
Un figlio che Ralph non sapeva essere suo, ma a cui era sinceramente affezionato.
Un figlio che sarebbe morto poco prima di prendere i voti.
Sarà proprio Ralph a celebrare il funerale del ragazzo, ed il quel giorno Maggie, distrutta dal dolore, gli confesserà essere stato il loro unico figlio.
Ma Maggie non lo fece per compassione e nemmeno per il desiderio di condividere un dolore incommensurabile come quello della perdita di un figlio.
Lo fece perché Ralph le aveva sempre portato via tutto, ora era il suo turno!
Maggie aveva esercitato l’unica forma di potere che avesse mai avuto su Ralph: provocargli un’incurabile sofferenza.
A Ralph gli pigliò un colpo o quasi.
Occhio per occhio, dente per-dente.
Perché in questa storia Ralph sembra essere un piglia tutto, ma alla fine perde l’unica cosa che credeva di non poter avere, la cosa a cui aveva rinunciato in cambio del potere: un figlio, e con essa la possibilità di ambire all’eternità.
“Uccelli di Rovo” non è una storia d’amore, qui l’amore c’entra poco, “Uccelli di Rovo” canta di potere, sesso e denaro.
Il potere, il sesso ed il denaro smuovono istinti primordiali, ma niente più del potere può condizionare vita, morte e miracoli anche del mondo intero.
In gioco c’è sempre e solo il potere.
Il denaro ed il sesso sono effetti collaterali, ma è il potere a smuovere gli istinti più bassi, anche quelli delle anime più linde.
Chi ha il potere domina.
Chi ha il potere, che sia buono o cattivo, ha carisma.
Chi ha il potere influenza le masse.
Chi ha il potere spesso manipola e ci rende “servi”.
E chi ha il potere lo esercita!
Il potere lusinga chi non ce l’ha.
Nessuno di noi è immune al potere.
Tutti lo subiamo e lo esercitiamo.
Fuori casa possiamo essere servi, dentro le mura domestiche possiamo essere tiranni.
Ma il potere non è solo ambizione e desiderio egoistico.
Possiamo scegliere di essere madri e padri amorevoli autorevoli anziché autoritari, che non dettano le regole ma aiutano i figli a crescere con responsabilità ed in autonomia.
Possiamo scegliere di essere amanti che accettano un distacco o un rifiuto senza per questo dover esercitare il proprio potere con la violenza, la coercizione e come spesso accade con l’omicidio.
Possiamo scegliere di percorrere la strada della mediazione e della pace anziché quella della guerra.
Possiamo scegliere come esercitare la nostra leadership, non importa che si tratti di cariche religiose, politiche, manageriali e chi più ne ha più ne metta.
Ciò che distingue un leader che ha a cuore propria la comunità, da un leader che ambisce solo al potere, è la capacità di discernere quali sono le priorità.
Tutti siamo ambiziosi, tutti aneliamo al potere, non c’è nulla di cui vergognarsi.
Ma ogni volta che rincorriamo il potere, ogni volta che ne vogliamo ancora di più, dobbiamo essere onesti sul perché lo facciamo e sulle conseguenze che il potere e le sue manifestazioni avranno non solo sulla nostra vita ma anche su quella degli altri.
Solo questo ci permetterà di aggiustare il tiro, tenendoci alla larga dall’arroganza, dalla violenza, dall’ingordigia e dalla vanità.
Fare un buon uso del potere implica una visione, sacrificio e autocontrollo.
La mia prospettiva non è vangelo, ma credo che tutti dovremmo preoccuparci delle conseguenze del potere. Perché tutti lo esercitiamo e lo subiamo, e nessuno ne è immune.
Siamo tutti un po’ Padre Ralph, un po’ Maggie, un po’ Mary Carson.
Rancuremose